Un sistema allo stesso tempo antico e moderno, un metodo naturale e confortevole per portare i piccoli rimanendo a stretto contatto con loro!
Portare un bambino piccolo significa farsi carico, letteralmente, del bambino, tenerlo addosso, sostenerlo e poi muoversi insieme a lui, con lui addosso.
Oggi le informazioni sul portare in fascia sono molto più diffuse, anche perché si è capito che esso è un modo efficace per accudire un bambino. Fino agli anni ‘80, però, la pratica del portare e lo stile genitoriale con attaccamento, non solo non erano diffusi ma risultavano anche disprezzati o criticati.
Si è persa una grossa fetta di cultura materno-infantile e di istinto in quegli anni, sentendoci ripetere che dovevamo preferire il distacco precoce, la conquista dell’autonomia e l’indipendenza dagli affetti.
Negli ultimi anni per fortuna si è assistito a un’inversione di tendenza, con un enorme incremento della consapevolezza dell’importanza che riveste nello sviluppo del bambino il fatto di mantenere più naturalizzata possibile sin dalla nascita, di fornire un attaccamento sicuro, di allattare al seno, di seguire uno stile di genitorialità anche portando i bambini in braccio o in fascia.
La sfera commerciale, allo stesso tempo, ha iniziato ad interessarsi al mondo del Portare, proponendo numerosi supporti, non sempre adeguati ed ergonomici. Risulta, pertanto, necessario offrire la possibilità a genitori ed operatori di ricevere informazioni corrette lontano dalle logiche di mercato.
Qual’è il supporto più adatto per te ed il tuo bambino?
Di solito quando ci si riferisce genericamente alla “fascia” porta neonato si pensa al tessuto rigido lungo 4,70 metri, ma di attrezzi per portare i bambini ne esistono svariati, inclusi il marsupio ergonomico o il “mei tai”, una sorta di via di mezzo tra le prime due soluzioni. L’ideale sarebbe provare le diverse soluzioni e scegliere quella con cui ci si trova più comodi, come genitore, e anche in base all’età , al peso del bambino e al suo gradimento.
Imparare a portare in fascia attraverso gli incontri informativi.
Neo e futuri genitori possono avvicinarsi alle tecniche del “portare” come strumento di relazione con il bambino, trattando tematiche relative al suo accudimento, al rafforzamento del legame, al rispetto della fisiologia del neonato.
Sarà possibile conoscere alcuni strumenti per portare i bambini in modo che ognuno possa scegliere il più adatto alle proprie esigenze e si creeranno anche occasioni di incontro e condivisione con altri genitori.
Per imparare a portare il proprio bambino in modo pratico e comodo vengono fatti percorsi e corsi di gruppo (o consulenze individuali) in cui si affronta il tema del portare apprendendo le tecniche di legatura ed imparando a maneggiare la fascia con naturalezza grazie alla presenza di una Consulente esperta P.I.P. (Portare i Piccoli).
Le legature mutano con il crescere del bambino, ne rispettano i bisogni e la fisiologia.
Il percorso prevede diversi momenti poiché le legature mutano con il crescere del bambino, ne rispettano i bisogni e la fisiologia, in ogni sua fase di crescita:
Portare davanti: nei primissimi mesi del bambino la posizione preferita è davanti. Soprattutto se a portare è la mamma che allatta. Il vantaggio sta nella possibilità di aver un sostegno triplice per il bambino, ma diventa meno pratica al crescere del bambino: “Sia perché il piccolo comincia ad avere maggiore interesse per il mondo che lo circonda, sia per il genitore, perché portare un peso davanti fisiologicamente non è l’ideale. E se il peso aumenta, aumenta anche la fatica
Portare sul fianco: dai 3-4 mesi si può pensare di portare il bambino sul fianco, che permette di assumere delle posizioni meno affaticanti per l’adulto, che continua ad avere davanti agli occhi il piccolo anche se quest’ultimo conquista un orizzonte più ampio.
Portare sulla schiena (zainetto, DH, triplo sostegno): Indicato a partire dai 6 mesi di vita del bambino, permette all’adulto di scaricare più correttamente il peso del piccolo sulle spalle e sulla schiena e di avere maggiore libertà di movimento. “Anche se non ha più il bimbo davanti agli occhi, il genitore lo può sentire meglio grazie al maggiore contatto.
Seppur consigliata, non è obbligatoria la frequentazione dell’intero percorso. È anche possibile partecipare al singolo incontro in base alla necessità del momento.
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